In presenza di alcune problematiche come, ad esempio, carie o malattie parodontali, per lungo tempo si è pensato che la soluzione migliore fosse affidarsi a un impianto piuttosto che salvare il dente naturale. Con l’idea che l’impianto dentale avrebbe avuto una gestione più semplice e a lungo termine.
Oggi sappiamo che non è così. Da un lato conservare il dente del paziente consente maggiore resistenza e sensibilità, dall’altro lato anche un impianto richiede attenzione e cure.
Vediamo insieme come ripristinare la funzionalità del dente e come evitare fastidi legati alla presenza di un impianto dentale.
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Chirurgia parodontale rigenerativa: cos’è e quando serve
All’interno della parodontologia chirurgica esiste una branca specifica che viene definita chirurgia parodontale rigenerativa. È l’unica chirurgia che implica la restitutio ad integrum.
Cosa vuol dire? Significa rigenerare l’osso perduto per la malattia parodontale e il legamento parodontale del cemento, che servono per ancorare i denti alle ossa mascellari.
È uno strumento fantastico che permette di cambiare la prognosi di un dente da estrarre a un dente che può essere mantenuto in salute nella bocca.
Si tratta di un concetto terapeutico inventato e scoperto negli anni ‘70 in Svezia, attraverso studi preclinici sulle scimmie. Il concetto terapeutico poi è stato sviluppato principalmente in Italia a partire dagli anni ‘90.
Oggi, dopo quasi trent’anni di ricerca, rappresenta lo stato dell’arte per poter salvare i denti affetti da malattia parodontale.
Pur essendo uno strumento chirurgico meraviglioso, funziona solo in determinati pazienti, con determinati difetti e in determinate situazioni cliniche. Pertanto è importante una attenta diagnosi per selezionare il difetto osseo, il tipo di dente e soprattutto il tipo di paziente.
Qual è il paziente candidato alla rigenerazione parodontale?
Un paziente che ha cura di se stesso, che non fuma e che tiene alla propria igiene orale domiciliare. Solo se si stabiliscono questi requisiti si potrà ottenere un risultato nel lungo termine.
Inoltre, è interessante sapere che uno studio ha confrontato il trattamento con rigenerativa parodontale con l’estrazione e il posizionamento di un impianto. Sono stati valutati i risultati nel tempo, confrontando il rapporto costo-benefici.
I risultati hanno evidenziato che il costo per il trattamento e per il mantenimento dei risultati nel lungo termine è molto inferiore nel gruppo di pazienti trattati con rigenerativa parodontale. Ciò giustifica ancor di più che l’opzione migliore è sempre quella di salvare i propri denti.
Microchirurgia endodontica: cos’è e a cosa serve
La chirurgia endodontica è uno strumento terapeutico meraviglioso che ci permette di salvare un dente ripristinando funzione ed estetica, con l’importante effetto di rimandare estrazione e impianto.
È indicata quando l’infezione colpisce una o più radici di un dente e questa non può essere curata con una normale endodonzia o devitalizzazione.
L’intervento consiste nella rimozione di una piccola parte di radice che viene poi pulita con molta cura, otturata e sigillata per isolarla dai batteri.
Si può eseguire su qualsiasi dente. Sugli anteriori è più semplice, sui posteriori, per una maggiore difficoltà d’accesso, per la presenza di strutture nobili vicine, per la presenza di più radici, l’intervento è più complesso.
Risulta l’unica procedura in odontoiatria nella quale il microscopio operatorio migliora i risultati. Oggi si raggiunge il 95% di successo a 5-10 anni e per questo viene chiamata microchirurgia endodontica.
Perimplantite: cos’è e quali sono le cause
Da molti anni viene studiato nel dettaglio il funzionamento a lungo termine degli impianti dentali dei pazienti.
Per lungo tempo si è considerato che gli impianti fossero immortali. Alcuni dentisti sono arrivati addirittura a estrarre denti affetti da malattia parodontale per poter risolvere il problema con degli impianti. Nulla di più sbagliato.
In realtà, anche gli impianti, così come i denti, possono perdere osso, più o meno lentamente, nel tempo. Questa condizione è chiamata perimplantite.
La perimplantite è un’infiammazione dei tessuti di sostegno dell’impianto, ovvero osso e gengiva; è un’infiammazione causata principalmente da batteri e fumo.
Quindi il candidato ideale a soffrire di perimplantite è un paziente che non si lava bene i denti e che fuma molte sigarette al giorno.
Nonostante tabacco e batteri siano le cause principali esistono altri cofattori:
- suscettibilità genetica, ovvero una maggiore predisposizione genetica allo sviluppo della malattia
- presenza di malattie sistemiche come, ad esempio, il diabete
- la selezione, da parte dell’odontoiatra, di un tipo di impianto o di protesi non adeguato.