La parodontite è tra le principali cause di perdita dei denti, colpisce, infatti i tessuti di supporto del dente stesso.
Il protocollo terapeutico per il trattamento della malattia parodontale è stato scritto agli inizi degli anni ’70 e, dopo più di 50 anni, non è variato di molto.
L’obiettivo terapeutico è eliminare le tasche parodontali che si formano a causa dell’infezione batterica.
I pazienti che soffrono di malattia parodontale, una volta fatta la diagnosi e individuato lo stadio di avanzamento della malattia, devono intraprendere un percorso terapeutico che prevede una serie di 4 fasi.
Indice dei contenuti
Fase 1. Percorso di igiene orale contro la parodontite
La prima fase consiste in un percorso di igiene orale professionale, realizzato in studio, con un igienista o un odontoiatra che va a eliminare tutta la placca. Quello che si fa è ripristinare il biofilm, cioè l’ecosistema batterico che è all’interno della bocca, pulendo al meglio la parte sopra gengivale.
Un aspetto fondamentale di queste sedute iniziali è anche l’istruzione all’igiene orale domiciliare; il modo in cui ognuno riesce a pulire i propri denti a casa incide sui risultati della terapia.
È necessario, quindi, insistere su una attentissima istruzione sull’igiene orale domiciliare proprio per avere i migliori risultati.
Insieme a questa fase di igiene si cerca di correggere abitudini comportamentali, come, ad esempio, il fumo. Il tabacco, infatti, è uno dei principali nemici della bocca: riduce i risultati del trattamento e aumenta la progressione della malattia.
Cerchiamo di incidere su una riduzione del tabacco e andiamo a controllare altri fattori sistemici come, ad esempio, il diabete, che possono influire sulla risposta alla terapia e, allo stesso tempo, sulla progressione della malattia.
Raggiunta un’igiene orale domiciliare sufficiente si passa alla fase due.
Fase 2. Pulizia delle tasche parodontali
La fase due si realizza con un’igiene orale più approfondita, basata sullo status parodontale, cioè sui sondaggi fatti durante la fase diagnostica e sulle radiografie.
L’obiettivo è andare a pulire le famose tasche parodontali. Con un po’ di anestesia locale, vengono pulite in profondità le radici dei denti, che sono tutte contaminate da una quantità più o meno abbondante di placca e tartaro.
Proprio questa placca e questo tartaro sono responsabili dell’infiammazione e del riassorbimento osseo conseguente, che rappresenta la malattia parodontale. Ecco perché devono essere completamente rimossi.
Il trattamento di questa fase si occupa proprio di rimuove tutti i batteri che si annidano al di sotto delle gengive dei pazienti.
Possono servire più sedute o essere sufficiente un’unica seduta; tutto dipende dall’estensione della malattia all’interno della bocca.
È un trattamento assolutamente indolore: il paziente in poltrona non avvertirà alcun disturbo, perché si tratta solo di un’igiene orale approfondita; solo a volte può essere necessario un antinfiammatorio, preso il giorno stesso dell’intervento.
In quanto tempo si guarisce dalla parodontite?
Una volta terminata la fase due, cosa accade? Il paziente torna a casa e lasciamo riposare la bocca per almeno un paio di mesi, ovvero il tempo necessario perché i tessuti, la gengiva e l’osso circostante, adiacente ai denti, possano guarire.
Dunque il tempo minimo per la guarigione è almeno un paio di mesi, utili per permettere a questi tessuti di maturare e di guarire.
Terminati questi due mesi si torna a fare una valutazione parodontale, controllando i risultati della terapia non chirurgica, ovvero della fase due.
Questo è un punto molto importante nel percorso terapeutico perché dà un’idea della risposta di ogni paziente al trattamento.
Quali comportamenti è necessario adottare durante il trattamento parodontale?
Fattori importantissimi che un paziente deve tenere in considerazione per avere il miglior risultato sono:
- la capacità di pulire bene i denti, per avere una bocca senza placca
- la riduzione del tabacco.
Con queste due variabili escluse dalla dinamica del processo di guarigione, ogni paziente potrà ottenere un fantastico risultato.
La rivalutazione serve poi a capire se la fase due è stata sufficiente o se è necessario andare oltre, cioè passare alla fase tre, ovvero al trattamento parodontale chirurgico.
Di solito, si arriva a questo punto quando la diagnosi, purtroppo, è fatta troppo tardi, allora bisogna procedere con la parte chirurgica, che si divide in due grandissimi capitoli.
Fase 3. Chirurgia parodontale
Esistono due tipologie di approccio per trattare la parodontite:
- chirurgia parodontale resettiva
- chirurgia parodontale rigenerativa.
Sono due tipi di chirurgia completamente opposti, ma con lo stesso obiettivo. Cioè eliminare le tasche parodontali residue, ancora presenti nonostante la pulizia e la riduzione ottenute nella fase due.
La chirurgia resettiva prevede l’eliminazione delle tasche tramite la rimozione di una piccola parte di gengiva e, a volte, anche di osso. Una tasca da sei, sette millimetri viene ridotta a tre, andando a togliere un pochino di gengiva.
Al contrario, la chirurgia rigenerativa parodontale prevede la non incisione delle gengive. La riduzione della tasca si ottiene grazie a una rigenerazione dell’osso dalla parte dell’alveolo, quindi dalla parte dell’apice della radice del dente.
Sono due dinamiche di guarigione completamente diverse e vengono applicate in situazioni differenti:
- la chirurgia resettiva è dedicata ai settori posteriori dove è possibile togliere un po’ di gengiva perché non c’è alcun problema estetico,
- la terapia chirurgica parodontale rigenerativa non altera in alcun modo l’estetica, quindi è indicata principalmente nei settori anteriori.
Le variabili più importanti che influiscono sul risultato della terapia sono, ancora una volta, la placca e il tabacco.
Terminata la fase tre si procede a un ennesimo tempo di guarigione, che prevede un ulteriore riposo di altri due, tre mesi.
Finito questo trimestre di maturazione dei tessuti ci si ritrova per un’altra rivalutazione parodontale. Rivalutazione che prevede di nuovo l’esecuzione di tutti i sondaggi all’interno della bocca del paziente per confermare che la stragrande maggioranza delle tasche presenti all’inizio della terapia siano state eliminate attraverso la fase uno, due e tre.
A questo punto che cosa accade? Il paziente termina il ciclo terapeutico ed entra nella fase successiva, altrettanto importante e fondamentale, ovvero il mantenimento parodontale.
Fase 4. Mantenimento parodontale
La parodontite è una malattia cronica con eziologia multifattoriale, questo significa che sono tanti i fattori che la determinano:
- la genetica
- la placca
- il tabacco
- le malattie sistemiche.
Pertanto è una malattia dalla quale non riusciamo a guarire completamente. Riusciamo, tuttavia, a trattarla, stabilizzarla e mantenere i risultati nel tempo.
Come possiamo ottenere questo risultato di stabilità nel tempo? Attraverso un sistema di mantenimento parodontale.
Questa è anche l’ultima fase nella quale il paziente, a seconda dello stadio di gravità della malattia, sarà sottoposto a una seduta di igiene orale e diagnosi precoce. Non è solo una pulizia, infatti, ma anche una valutazione per controllare la stabilità del paziente.
La cadenza di questo mantenimento parodontale può variare da ogni due, tre o quattro mesi, a seconda del grado di parodontite.
L’obiettivo della sessione di mantenimento è:
- pulire i denti
- controllare i siti per valutare che non ci siano altre tasche
- motivare costantemente il paziente all’igiene orale domiciliare.
Questo ultimo aspetto è essenziale, poiché, appena il paziente vede che le cose vanno bene, tende a rilassarsi e trascurare l’aspetto fondamentale dell’igiene orale.